Racz il “pugile” chiede i danni d’immagine, e noi cosa facciamo?

Il Corriere della Sera di martedì 24 marzo 2009, a pagina 6, riportava a tutta pagina con foto annessa, questo titolo: Stupro di Primavalle, libero il “pugile”.
L’autrice dell’articolo, tale Lavinia Di Gianvito, denotando una fantasia superlativa, ripeteva per ben cinque volte il sinonimo “faccia da pugile” riferendosi a Karol Racz, il romeno prima indiziato per lo stupro del Parco della Caffarella e di altre nefandezze, poi scagionato e infine, scarcerato.
Da metà febbraio ad oggi, tv e giornali, settimanali e mensili hanno etichettato questo Karol, rappresentante di uno sport nobile e capace di recuperi sociali incredibili, come soggetto in negativo del pugilato. Ha iniziato la Rai con la voce querula di una zelante cronista, che si è buttata a pesce sul termine ‘faccia da pugile’, per meglio identificare uno dei due romeni, presunti autori delle violenze ad una quattordicenne e al suo compagno pure minorenne, e scatenare un effetto domino devastante.
Che ancora prosegue, senza che i nostri “addetti ai lavori”, abbiano trovato la strada di uno stop di cui la nostra disciplina avrebbe tutti i diritti.

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