Il ricordo di Mario D’Agata (1926 – 2009)
{joomplu:682 left}Il mondo dei guantoni non ha ancora finito di asciugarsi le lacrime per la prematura scomparsa di Giovanni Parisi (e durante l’incontro Italia-Russia la commozione è tornata alle stelle) che da Firenze è arrivata la triste notizia che un male inesorabile ci ha portato via l’ex campione mondiale dei pesi gallo Mario D’Agata, il pugile sordomuto che aveva conquistato il titolo mondiale il 29 giugno del ’56, esattamente 23 anni dopo Primo Carnera. Mondoboxe aveva ampiamente trattato la carriera pugilistica del campione aretino nel 2006, anno in cui D’Agata festeggiava gli 80 anni di età ed il 50° anniversario dalla conquista del suo titolo iridato.
D’Agata era diventato campione italiano nel 1953, tre anni dopo il suo esordio nel mondo del professionismo. Il 29 è sempre stato il suo numero fortunato. Il 29 maggio ’26 era nato ad Arezzo, il 29 ottobre ’55 a Milano ha conquistato il titolo europeo dei pesi gallo superando per squalifica il francese Andre Valignat ed il 29 giugno del ’56 a Roma è riuscito nell’impresa, che in precedenza era riuscita solo a Primo Carnera, di cingersi in vita la cintura mondiale superando un altro francese, Robert Cohen.
Perse il titolo nella prima difesa a Parigi per mano di Alphonse Halimi in una strana serata caratterizzata da un blackout ed una temporanea sospensione del match che potrebbero averlo penalizzato dato che la sua caratteristica principale, la continuità, quella sera gli venne a mancare.
La sua carriera terminò nel 1962 dopo un nuovo tentativo di conquistare il titolo nazionale ma il 36enne ex campione mondiale lasciò via libera al più giovane Federico Scarponi. I due, per due volte avversari sul ring con una vittoria a testa, rimarranno amici per tutta la vita. Nella boxe capita spesso.
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Io ho conosciuto Mario, così lo chiamavano tutti amichevolmente e senza soggezione, il 1° luglio del 2006 quando la Provincia di Arezzo ha organizzato una splendida festa in suo onore. D’Agata è entrato nella sala della Provincia ed è stato accolto da una selva di mani che agitavano fazzolettini bianchi, che erano stati accuratamente distribuiti quando D’Agata era ancora in sala d’attesa. Nel linguaggio dei sordomuti, questo gesto equivale ad un fragoroso applauso ed i lucciconi agli occhi erano una caratteristica comune sul viso dei presenti.
Dopo vari interventi, tra cui quello commosso dell’amico Sandro Mazzinghi, un duro dal cuore sensibile, la cerimonia si è conclusa con una lunga serie di premiazioni, tutti volevano concedersi questo onore. Per l’occasione, la Provincia di Arezzo ha pubblicato il libro “Un aretino sul tetto del mondo” e l’ha distribuito gratuitamente ai presenti. Impossibile stabilire quante copie abbia autografato D’Agata aggiungendo ad ogni firma una dedica personalizzata ed il disegno di un paio di guantoni.
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Tutto ciò con il sorriso sulle labbra ed una pazienza unica nonostante l’approssimarsi dell’orario per recarsi a pranzo. Era impossibile non amarlo ed apprezzarlo.
Ora il destino ci ha confermato che i miti sono immortali nei nostri cuori ma non su questa terra. Non mancherà solo all’inseparabile signora Luana, alla figlia Anna Maria ed all’affezionatissima nipote Carlotta ma mancherà a tutti noi.
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I funerali si svolgeranno lunedì 6 aprile alle 15:30 a Firenze presso la chiesa di Santa Maria al Pignone. Riposa in pace, “Campione che non sentiva i colpi”.