Italia-Russia, quasi pari: 9-11. Milano risponde alla grande. Domani si replica a Garlasco (Pavia).

{joomplu:501 left}Emozioni, commozione, spettacolo e pugilato di qualità hanno formato il poker ideale, con un tocco in più, a completare una serata da segnare col la matita rossa. Il Palalido era incredibilmente e festosamente pieno, qualcosa che neppure i più ottimisti potevano preventivare.

Perfino l’anello più alto, sempre vuoto, ritrovava spettatori per questo super confronto tra Italia e Russia, che ai fatti ha dato risposte importanti ai nostri tecnici. Francesco Damiani e Raffaele Bergamasco erano moderatamente ottimisti anche se l’11-9 finale, per gli ospiti conferma che la corazzata russa è molto possente. Ottenere quattro vittorie, un pari e cinque verdetti contro, non è certo un disonore, se l’avversario si chiama Russia e si presenta con atleti fortissimi.
Parlavamo di emozioni. Su due fronti, quello dei pugni sul ring e ancor più quello nel segno di Giovanni Parisi, che Andrea Locatelli ha ricordato con grande commozione e semplicità. Più delle parole, hanno preso alla gola le immagini di questo ragazzo scomparso troppo, troppo presto. Quel talento incredibile, quei pugni che disegnavano arabeschi magici e vittorie sensazionali. Quel viso incorniciato dal sottile pizzetto, quel sorriso sornione e ironico, le braccia al cielo e il medaglione al collo, per dire al mondo che mamma Carmela era la sua fata azzurra, la sua forza interiore. Ciao Giovanni, quel posto occupato da un mazzo di fiori a bordo ring, sarà sempre tuo.
Il popolo della boxe è tornato al Palalido. Mille, duemila, tremila e vai! A seguire la sfida erano oltre 3500 appassionati, con 2800 biglietti venduti. Un piccolo, grande miracolo. Importante, che alla fine la gente sfollando aveva parole di ammirazione per questi ragazzi in maglietta. Una garanzia per tornare ad incoraggiarli. 
Il LOC ci ha sempre creduto, ma un conto è la fede, altri sono i numeri. Quando Franco Falcinelli, il presidente federale, si assunse l’onore e l’onere di organizzare i mondiali 2009 in Italia, non ebbe dubbi sul contatto da prendere. “Dovevo avere la certezza che fossero dei veri professionisti. – queste le sua parole, l’altra sera mentre a bordo ring, seguiva le fasi dei suoi pugili – La scelta a quel punto diventava obbligatoria. Andrea Locatelli e Paolo Taveggia erano gli unici che possedevano i requisiti richiesti. Per nostra fortuna accettarono e i risultati stanno arrivando. Confesso di essere rimasto piacevolmente sorpreso di vedere il Palalido al limite dell’esaurito. Solo il mondiale di Fragomeni offriva lo stesso spettacolo. Davvero una dimostrazione di grande abilità organizzativa”.

Anche Gianni Filippini che in questa scommessa è entrato con l’Havana spento tra i denti, ma anche una feroce determinazione, se la rideva soddisfatto. Per la verità lo staff coinvolto, tutti giovani salvo qualche eccezione, sta lavorando con entusiasmo incredibile e l’applicazione costante sta pagando.
“Dare continuità, offrire a scadenza fissa una serata di boxe vera, genuina come quella dei dilettanti – sostengono Locatelli e Taveggia – creare l’abitudine a sostenere la nazionale,  connotare questi ragazzi che hanno trionfato ai mondiali di Chicago e ai Giochi di Pechino, farli uscire dal silenzio del passato, quando i dilettanti entravano nella luce dei media solo ogni quattro anni, deve far scattare qualcosa. Noi ci crediamo e siamo quasi certi che dopo quanto offerto contro la Russia, l’8 e il 10 maggio contro i cubani, il pubblico sarà ancora più numeroso. L’idea dei dual match è indovinatissima, una formula da mantenere a lungo. Intanto, non solo Russo, Cammarelle e Valentino destano attenzione, ma tutta la squadra sta uscendo dalla crisalide e sia pure con i numeri limitati che abbiano, spuntano nomi nuovi. Picardi è ormai una certezza, De Donato sta diventando il beniamino di Milano. Podda è tutto da seguire. I vari Fiori e Rosciglione potrebbero essere i nomi di domani. Un percorso non facile ma che di sprona a continuare”.
Dieci incontri, una sequenza senza soluzione di continuità. Il mosca Vincenzino Picardi aveva un conto in sospeso col siberiano di Yakutsk, Georgy Balakshkin il veterano, un curriculum impressionante. Tre volte campione d’Europa, sei titoli nazionali, oltre 300 incontri alle spalle, bronzo a Pechino come il nostro azzurro. Nel 2007 a Plovdiv (Bulgaria) contro Georgy, le macchinette fermarono Picardi al terzo round, per il divario di punti.

Stavolta è stato tutto diverso. Nel primo round la lucidità di Picardi nel toccare e uscire dalle repliche si dimostra validissima e questo consiglia il russo a spendere tutto nel round successivo, dove mette la quinta e colpisce duro e preciso al corpo. L’italiano soffre, stringe i denti ma deve lasciare l’iniziativa all’ospite. La terza è decisiva. Incredibile, Picardi trova fiato e colpi per replicare e fare qualcosina in più, una sfumatura che basta ad assegnarli la vittoria. Balakshkin se la prende di brutto, scappa via senza salutare. Mentre Picardi è strafelice. Con merito.

Il gallo Vittorio Parrinello si trova davanti al campione in carica russo, Eduard Abzalimov di 25 anni, un passato illustre: europeo jr. nel 2002 e argento mondiale l’anno dopo. Un talento? Non ci è sembrato. L’azzurro,  piè veloce (viaggia sotto i 4’ per 10 km.), tiene a bada l’avversario col sinistro che sarebbe perfetto se avesse stamina. “Abza” si muove molto, abbozza ma non trova la distanza. Quando scaglia il destro spesso colpisce con l’interno. Match molto equilibrato ma il criterio dilettantistico dovrebbe premiare Parrinello, che nel terzo round colpisce più veloce e si muove meglio. Peccato che il destro del campano sia merce ancora rara. Il pari ci sta, ma dovendo scegliere, l’indice è verso l’italiano.

Nei piuma, onore al merito per Alessio Di Savino, entrato in rotta di collisione con Sergey Vodopyanov, campione del mondo in carica, il più titolato della squadra, che ha vinto netto, ma Di Savino non è stato a guardare e nei limiti di un diversa statura tecnica e di esperienza, ha cercato di replicare, portando anche il montante al corpo.

Vodopyanov combatte come un consumato professionista di classe, anche se ha solo 21 anni, ma sette stagioni di ring e oltre 250 incontri. Nel 2005 a 17 anni, coglie l’argento mondiale e nel 2005 vince gli europei jr. In costante crescita fisica, sembra aver trovato nei 57 kg. la categoria per condurlo a Londra.
Nei leggeri troviamo Semen Grivachev, 24 anni allievo della Dinamo di Mosca, nato a Korolev. Aspira al ruolo di titolare in concorrenza con due clienti pericolosi come Albert Selimov più esperto e l’attuale campione europeo in carica, il ventenne Leonid Kostylev. Il russo punta molto sulla pressione, ma per rendere, deve trovare bersaglio poco mobile. Lo affronta Renato Di Donato, l’unico milanese del gruppo, mancino puro in costante crescita tecnica e di fiducia. Il ct sta provando a inserirlo nei leggeri.

Alto e velocissimo, usa bene il compasso delle gambe e muove rapido le braccia. Come altri azzurri, struttura muscolare ancora carente. In rapporto alla prima apparizione col Brasile, pari contro Roberto Custodio, rischiando molto nel finale, stavolta Di Donato ha mantenuto il ritmo fino al termine. Dando semmai il tocco finale al match, che gli ha fatto vincere l’importante sfida. Un successo importantissimo.
Nei superleggeri l’altro mancino azzurro Dario Vangeli aveva iniziato bene, muovendosi e anticipando Maksim Ignatiev, che dopo il primo minuto era uscito allo scoperto, dimostrando di avere buone qualità e varietà di colpi. Il pugile di Novosibirsk, classe ’86 e una carriera iniziata prestissimo, oro mondiale cadetti nel 2003, oro agli europei jr. nel 2005, campione nazionale in carica, aveva ottenuto la fiducia per gli europei ma qui si era fermato prima della zona podio. Aveva voglia di riscattare le ultime prestazioni non favorevoli e non ha dovuto faticare più di tanto. Vangeli si è fermato per un problema alla mano sinistra (infrazione al pollice, ne avrà per una decina di giorni) e il medico ha dato lo stop. Dovrà saltare l’impegno di Garlasco.
Nei 69 kg. scontro tra mancini. Dmitri Ivanov è uno dei russi più esperti. Per anni ha fatto anticamera, dietro ad Andrei Balanov, titolare inamovibile. Adesso spera di uscire allo scoperto. Non un fenomeno ma sicuramente conosce il mestiere e sciorina un buon repertorio di colpi. Il romano Alex Marziali aveva iniziato bene, anticipando sopra e sotto.

Purtroppo la brillantezza si è andata spegnendo col passare dei minuti. In particolare negli ultimi tre. Tecnicamente l’azzurro non è inferiore, ma la fisicità è tutta la raggiungere. A suo favore, la scarsa esperienza e l’entusiasmo crescente. Vedremo se sarà così nel return match.

Ci sono vari modi di perdere. Quello sopportato da Salvatore Grieco nei medi è più che onorevole. Aveva di fronte Artem Chebotarev, l’asso emergente nei 75 kg. Compirà 21 anni a ottobre e ha disputato 200 incontri, col 90% di vittorie. Struttura notevole, sembrava di una categoria superiore di fronte all’azzurro, che si è difeso bene, ha cercato di replicare fino a quando il fiato si è accorciato e le gambe si sono fatte pesanti. L’ospite non inventa nulla, si capisce che è stato costruito in palestra, ma con l’applicazione è diventato una macchina da pugni, esegue combinazioni a memoria e fa leva su un fisico straordinario. Grieco ha giocato sulla velocità, catechizzato bene dall’angolo, ma l’autonomia non era sufficiente per compiere l’impresa. Ha perduto con onore. Forse il suo più bel match.

Nei mediomassimi Francesco Damiani ha giocato la carta del baby Gianluca Rosciglione, siciliano di 18 anni, bronzo ai mondiali youth nel 2008, uno dei giovani più promettenti. Chiedere di battere Nikita Ivanov che non è un fenomeno era impensabile. Di fronte all’italiano, fa valere mestiere e consistenza atletica. Rosciglione si difende bene, ma resta troppo timido nelle repliche. Ha cuore e anche intelligenza tattica.

Ivanov ha vinto senza entusiasmare, tanto che al verdetto, sono piovuti fischi. Ingiusti, perché aveva fatto suo il match, ma la buona impressione lasciata anche nella parte finale, lascia capire che questo Rosciglione può dare soddisfazioni a tempi brevi.

C’era molta attesa per il confronto tra i massimi Clemente Russo ed Egor Mekhontsev, l’aitante mancino di Chelyabinsk, allenato da papà Leonid, che ha compiuto il salto di qualità lo scorso anno, vincendo l’europeo e tornando in auge dopo una prima apparizione senza seguito ai mondiali del 2005. Si sarebbe trovato di fronte a Russo, la star con Cammarelle, del nostro boxing.

Il campione del mondo e argento olimpico non sembrava al meglio. Così le voci dagli allenamenti. Il ring ha smentito questa ipotesi, confermando che ci vorrebbero altri campioni come lui per risollevare le sorti del nostro boxing. Russo ha dominato il pur validissimo avversario, dimostrando classe cristallina e una personalità che sta diventando l’arma in più contro chiunque. Egor le ha provate tutte, attaccando o aspettando, ma quando l’azzurro partiva deciso non c’era nulla da fare. Preso sul tempo, in particolare nella seconda ripresa, la più bella del match e anche la più netta per l’italiano, il pur bravo russo, studente universitario e apprendista campione, ha dovuto prendere atto che dovrà ancora crescere per il sorpasso. Ci ha  provato cercando di inventarsi qualcosa per uscire dalla ragnatela tattica di Clemente, abile e tempista sempre più perfetto, ma è stato tutto inutile. A Garlasco sarà ancora battaglia ad altissimo livello.
L’altra stella del boxing azzurro, Roberto Cammarelle, il nostro numero uno assoluto, oro mondiale e olimpico tra i +91, ha disposto con irrisoria facilità del pur solido Dzhamal Kasumov, che sul piano atletico non aveva nulla da perdere. La differenza si è vista quando il russo nel primo round, colpiva con un destro preciso Cammarelle, che assorbiva senza alcuna difficoltà, ma si stampava nella memoria che non si sarebbe stato il bis.

Nel secondo tempo il sinistro di Roberto è diventato deleterio per Kasumov: il primo lo ha sbattuto alle corde, subendo il kd. Il secondo gli ha fatto strabuzzare gli occhi, costringendolo ad un abbraccio serrato all’avversario, il terzo gli ha aperto i rubinetti del naso. Dopo il secondo conteggio, tempestivo il giudizioso RSC, del medico.

Sceso dal ring, Roberto si è aperto al sorriso, cercando la propria compagna, in dolce attesa. A giugno sarà papà di Mattia. Nel frattempo aumenta il patrimonio di vittorie da presentare come trofeo al pargoletto.
Russo e Cammarelle, due campioni uguali nel valore, diversi nell’approccio esteriore. Importantissimi e invidiati da tutti. Intanto sono più popolari di molti nostri professionisti. Non sappiamo se sia un bene. Di certo il programma che il Comitato dei Mondiali di Milano a settembre, sta portando avanti, procede nel migliore dei modi.
Domani, con inizio alle 17.30, il secondo appuntamento al Palazzetto dello Sport di Garlasco (Pavia) tra Italia e Russia. L’attesa non è inferiore a quella di Milano. In più c’è la voglia di rivincite e la certezza dell’alto livello dei confronti.

L’organizzatore Fabio Guadagnino ha lavorato sodo per portare questa sfida a Garlasco ed è sicuro che saranno tantissimi gli spettatori.        
Gli incontri subiranno poche variazioni. Sul ring il medio di Pavia, Andrea Cimichella, campione italiano jr. nel 2005 in sostituzione di Salvatore Grieco. Nei supermassimi, il quasi ventenne Arslanbek Makhmdov contro Cammarelle.

Link to the original site

Leave a Reply