Mondiale massimi WBA: Chagaev-Valuev a Helsinki, con Lauri e Bundu in programma

HELSINKI – Il fascino dei pesi massimi non tramonta mai. Ovunque allestisci un mondiale, l’interesse è garantito. Da diversi anni è anche cambiato il vento al vertice. Fino alla prima metà degli anni ’90, i bianchi iridati erano una rarità. Con l’avvento nei pro, degli ex dilettanti di stato dell’ex Unione Sovietica, la situazione si è capovolta.

Al momento i fratelli Vitali e Wladimir Klitschko ne detengono tre, il quarto è sulle gigantesche spalle di Nikolay Valuev. Che domani sera qui ad Helsinki, se lo giocherà con un altro bianco, l’uzbeko Ruslan Chagaev. Il ranking che definisce la classifica in base ai punteggio degli incontri sostenuti, nei primi dieci indica sette visi pallidi e tre colored.

Non è la prima volta in assoluto che la Finlandia, apre alla grande boxe iridata. Helsinki, il 17 agosto 1962, ospitò il mondiale piuma tra Davey Moore e l’idolo di casa Olli Maeki, finito dopo soli tre round a favore dell’americano, campione in carica. La terra delle renne e dei grandi fondisti, ha un feeling antico con la boxe.

Il primo colpo di gong tra “prize fighter” risale al 15 maggio 1935, quasi tre quarti di secolo addietro. Helsinki allestì la serata storica con tre incontri, il più importante tra i massimi Gunnar Barlund e il tedesco Arno Koelblin sui dieci round. Il primo gioca in casa anche se residente a New York, l’avversario è un berlinese di ottimo valore. Si tratta di una rivincita. Un anno prima in Svezia, il verdetto era andato al più esperto tedesco. La seconda opportunità non sfugge al beniamino locale, che spedisce ko l’avversario all’8° round.

 Nel corso degli anni, la Finlandia ha sempre mantenuto il contatto col pugilato, sia a livello dilettantistico che professionistico. Non molti i campioni, anche se alcuni di loro hanno raggiunto la vetta europea. L’ultimo è stato il medio Amin Asikainen che nel giugno del 2006 si impossessò del titolo nei medi, battendo a sorpresa il tedesco Sebastian Sylvester ad Hannover per kot in otto round.

 La Finlandia si esaltò per l’impresa, gli organizzatori che facevano capo a Pekka Maeki, il figlio del glorioso Olli, sognavano il mondiale per il giovanotto dalla boxe generosa ma composta, limitata dalla scarsa resistenza ai colpi al bersaglio alto. A chiudere sogni a progetti ci pensò lo stesso Sylvester, che un anno dopo lo smacco, riprese la cintura di prepotenza: ko all’11° tempo ad Amin.    

Questo è il secondo mondiale, inedito comunque per la categoria dei massimi, in terra finnica. A portarlo così a Nord, ci ha pensato il tedesco Wilfredo Sauerland, promoter tra i più importanti in Europa, che ha in scuderia il gigante russo di Pietroburgo, Nikolay Valuev (50+1-1nc), il Golia del ring, atleta dalle misure esagerate: 2.13 di altezza e 145 kg. di peso. Nella storia, il più pesante in assoluto tra gli iridati. In questa occasione la cintura WBA non è sui fianchi dell’uzbeko Ruslan Chagaev (25+0-1=) il David della situazione, 1,85 per 104 kg.

Come dire un massimo normale, che paga qualcosa come 28 cm. di altezza e 31 kg. a sfavore. Nessuno dei due è di primo pelo, Valuev il 21 agosto compirà 36 anni, l’avversario ne ha sei meno.   
Nel 2007, sul ring di Stoccarda i due si affrontarono e a sorpresa, visto che i pronostici erano per il russo, il piccolo uzbeko diede scacco matto a Valuev, vincendo nettamente ai punti, anche se un giudice distratto o incompetente diede un pari inesistente. Sfilandogli così il titolo WBA.
La tattica adottata da Chagaev era l’unica che poteva premiarlo. Sempre in movimento, colpi rapidi a media distanza, clinch furbo in modo da rendere problematica ogni reazione del russo, apparso goffo e incapace di colpire un bersaglio mobile. Il pugile della Universum, interrompeva una striscia vincente di 46 match a soli tre bersagli dal primato di Rocky Marciano. Per il neo campione che si era meritato l’opportunità passando da esami impegnativi con rivali quotati quali Calloway, Virchis, Sprott e Ruiz che lo impegnò niente male.

Purtroppo il dopo Valuev non è stato dei migliori. Alla vigilia della rivincita, una misteriosa epatite, confermata e poi smentita, altri guai fisici, ne hanno rallentato il confronto. Proprio per questo motivo, la WBA, ha aperto una finestra per assegnare il titolo ad altri, in attesa del rientro di Ruslan. Al quale ha assegnato una cintura di fantasia: “campione in recesso” che non vuol dire nulla.

 In questa rincorsa al posto vuoto, ha avuto la meglio proprio Valuev, che dopo aver digerito con cinque mesi di riposo la delusione, batteva il canadese Bergeron senza convincere. Toccava poi al bielorusso Lyakhovich lasciare il passo nell’eliminatoria e infine ancora di fronte al messicano con base USA, l’altro bassetto John Ruiz, vittoria contestata e con split decision, per tornare campione in attesa di rivedersela con Chagaev per unificare il regno.

Gli scommettitori per una sfumatura, strizzano l’occhio a Chagaev, che gode di un 48% che equivale ad 1.05 per un euro puntato, il 47% al russo e solo un 3% crede nel pareggio.
Pensare ad un match ad alta velocità è improponibile. Neppure troppo spettacolare. Tutto dipenderà dalla condizione atletica di Chagaev, che per la verità non ha incantato al rientro contro Carl Davis (26+1-) che di particolare aveva il record da imbattuto. Successo giunto per ferita al 6° round, dopo un dominio piuttosto sterile. Sicuramente la condizione dell’uzbeko che risulta il campione in carica, dovrebbe essere migliorata, per dare ragione agli allibratori e ai non pochi tifosi che hanno scommesso a suo favore.

Alla presentazione ufficiale l’atmosfera non è certo all’americana. Nessuno minaccia nessuno. Non solo, a parte la differenza di altezza che fa davvero impressione, Valuev è inversamente proporzionale tra loquacità e centimetri. Pochissime parole di circostanza: “Sono io campione e tale resterò. Stavolta non gli lascerò l’iniziativa, sarò io ad imporre la tattica”.

Ruslan Chagaev, che mostra la vecchia cintura, mette un pizzico di pepe, non troppo, nelle dichiarazioni, che sembrano suggerite dal Peter Kohl, titolare della Universum, in questa occasione ospite della Sauerland, la sigla che ha allestito la mega serata.

“Combatto in trasferta, Valuev avrà molti tifosi giunti da Pietroburgo, la sua città che dista meno di 400 km. da Helsinki. Sperò di avere dalla mia parte tutti i finlandesi. Solitamente il pubblico incoraggia il più piccolo e non credo ci siano dubbi in proposito. Ho vinto la prima volta e sono convinto di poter concedere il bis”.

Nella serata, non si debbono dimenticare i due italiani impegnati nella stessa riunione. Leonardo Bundu (18+0-1=) del team di Mario Loreni e Giuseppe Lauri (47+ 6-) che fa parte della OPI2000 di Salvatore e Cristian Cherchi. Entrambi mettono in palio le cinture dell’Unione Europa. Il primo nei welter, l’altro superleggeri. Il toscano d’Africa trova il pericoloso tedesco Frank Shabani (17+), 27 anni, elemento in forte ascesa, serbo di Pristina, acquisito tedesco, ha nel record vittorie su Bussolo, Langella e Grassellini. Boxe molto concreta anche se non è il classico picchiatore. Ha ottime basi e Bundu dovrà davvero dare il meglio per tornare a Firenze con la cintura, una buona borsa e una classifica EBU decisamente migliore di quella attuale.

 Mario Loreni ha fatto bene ad accettare l’offerta, pur valutando i rischi. Bundu ha 34 anni, aspetta l’opportunità europea e qualora dovesse spuntarla – non sarà per nulla facile – la strada verso una sfida titolata, potrebbe trovare una scorciatoia importante.

Per Giuseppe Lauri, varesino di grande talento, 32 anni e oltre dieci stagioni nei professionisti, l’esame di Helsinki è difficile ma non proibitivo. Lo sfidante Juho Tolppola (22+5-1=), in precedenza non ha avuto fortuna con gli italiani. Ne ha affrontati due rimediando altrettante sconfitte. La prima con Michele Di Rocco proprio a Helsinki nel gennaio 2007, la seconda che valeva l’europeo superleggeri contro Gianluca Branco. Juho era partito bene, ma l’italiano dopo tre round in salita, prendeva in pugno l’iniziativa e allo stop del match per ferita dell’ospite, al nono round, i cartellini erano per il campione in carica. Lauri in vena è superiore allo sfidante, il problema è di carattere psicologico. Se salirà sereno e convinto, ha tutte le carte per vincere e mantenere il titolo, proiettandosi anche lui verso l’europeo maggiore.

Riunione fiume, con dieci incontri in programma. A conferma della globalità, anche sul ring, saliranno sul quadrato pugili di nove nazioni. I russi (Valuev e Shafikov), gli statunitensi (Brewster, Yuratovac e Fox), gli italiani (Bundu e Lauri), gli australiani (Cotterill e Meehan), gli ungheresi (Szalai e Petroczki), il norvegese Braekhus, il gallese Gammer, il tedesco Shabani, l’uzbeko Chagaev e cinque pugili di casa (Rosberg, Haapoja, Jokinen, Tolppola ed Helenius).   

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