4° edizione mondiali dilettanti: Reno 1986
{joomplu:1989 left}La quarta edizione del Campionato Mondiale Dilettanti si disputa a Reno, nel Nevada dall’8 al 18 maggio del 1986. La rassegna raggruppa 235 pugili di 38 nazioni e riunisce tanti paesi che avevano disertato le ultime due edizioni dei Giochi Olimpici (a Mosca ’80 mancavano gli americani e a Los Angeles ’84 erano assenti Cuba e l’Unione Sovietica con tutto il suo blocco di stati). La formazione azzurra, priva di Todisco e Nardiello infortunatisi alla vigilia dei campionati, metteva in campo sei uomini così suddivisi nelle varie categorie di peso: Andrea Mannai (pesi mosca), Fabrizio Cappai (gallo), Michele Caldarella (leggeri), Michele Mastrodonato (superwelter), Antonio Cinotti (massimi) e Biagio Chianese (supermassimi).
{joomplu:1982 left}L’Italia risulta poco fortunata nei sorteggi perché i suoi elementi finiscono spesso in quella parte di tabellone dove compare il futuro vincitore dei campionati. Così è per Mannai, Cappai e Caldarella. Ci scopriamo un popolo di supermassimi poiché, dopo la medaglia d’argento di Damiani nell’82, conquistiamo una medaglia di bronzo con il campano Biagio Chianese sempre nella categoria dal limite di peso illimitato. Con una monotonia esasperante, Cuba primeggia nel medagliere e doppia gli Stati Uniti in una speciale classifica a punti per nazioni. Ai sette ori conquistati dalla superpotenza caraibica, si aggiungono due argenti ed altrettanti bronzi. Soltanto tra i superleggeri, non si scorge un cubano sul podio. Questo primato negativo spetta ad Eduardo Correa, battuto nei quarti di finale dal vincitore, il sovietico Shishov. Due casi di doping scuotono i Giochi e colpiscono due vice campioni mondiali: il minimosca portoricano Rolon ed il mediomassimo statunitense Ross che vengono squalificati e lasciano libero il gradino del podio a loro riservato.
{joomplu:1991 left}Passando in rassegna le varie categorie ed i relativi campioni, cominciamo dai supermassimi. Nessun problema per il solito cannibale Teofilo Stevenson, vincitore del terzo mondiale. Il suo match più difficile è al primo turno. Dopo aver battuto il tedesco dell’est Kaden, la sua strada è tutta in discesa. Il nostro Chianese si faceva notare facendo contare per tre volte lo svedese Hakan Brock, elemento non disprezzabile dal punto di viste tecnico ma surclassato dall’aggressività e dalla potenza del nostro gigante. Nessun problema anche nel turno successivo contro il tarchiato portoricano Rosa. Chianese controllava il match e vinceva ai punti con decisione unanime. In semifinale, il pugile di Giugliano era opposto allo statunitense Alex Garcia, venticinque anni dei quali cinque vissuti in carcere dove ha appreso la “nobile arte”. L’azione dell’americano è irruente e scomposta a tratti ma colpisce la sensibilità dell’arbitro che, più volte, ritiene di dover contare il nostro gigante, il quale si toglie la soddisfazione di far contare Garcia verso la fine del 2° round. Nel terzo tempo, ancora conteggi per Chianese che veniva fermato dall’arbitro anche se non è mai apparso realmente in difficoltà. Sono seguite proteste del clan italiano guidato dal c.t. Falcinelli, soprattutto indirizzate all’operato dell’incerto arbitro. Come Stevenson, anche il 29enne Adolfo Horta raggiunge la terza vittoria iridata. Horta ha ottenuto i tre successi consecutivi in tre categorie di peso diverse: gallo, piuma e leggeri. Il nostro bravo Michele Caldarella è incappato subito in questo fenomeno, ha strappato simpatia ed applausi al pubblico presente, si è tolto qualche soddisfazione ma gli si è dovuto inchinare con uno scontato cappotto nel punteggio. Sempre da Cuba, il mediomassimo Pablo Romero conquista la sua seconda vittoria iridata consecutiva. Non sembra irresistibile, come i suoi due compagni appena citati, ma vince con evidente disinvoltura agevolato dalla scarsa presenza di talenti in questa categoria. A proposito di talenti, gli esperti dall’occhio lungo scorgono un altro gigante molto ben strutturato fisicamente che vince con la maglietta di Cuba e si candida a raccogliere l’eredità di Stevenson. Non è proprio uno sconosciuto, ha 21 anni e si è già messo in evidenza vincendo il campionato mondiale juniores ed i Giochi dell’America centrale. Il suo nome è Felix Savon Fabre e resterà nella storia della boxe. Nella sua categoria, i pesi massimi, il nostro Antonio Cinotti si fa imbrigliare dal norvegese Havnaa e perde di misura un match che avrebbe potuto fare suo. Dopo una sofferta vittoria contro il coreano Kim, al nostro peso mosca Andrea Mannai tocca il cubano Pedro Reyes, 27 anni, vincitore di una Coppa del Mondo. Il nostro piccolo atleta sardo è sovrastato in altezza e classe, fa quello che può e non sfigura ma deve cedere il passo al vincitore della categoria. Non pesca bene neanche il cugino di Mannai, Andrea Cappai, peso gallo che sorprende tutti, avversario coreano Sung-Kil Moon compreso, nel primo round del suo confronto. Per i primi tre minuti, Cappai è mobile, preciso e capace di una boxe spumeggiante che frena la bravura del coreano ma al 2° round, dopo un conteggio, fa un cenno al suo angolo evidenziando la fine del carburante. Anche per Moon, in questo torneo, solo vittorie e medaglia d’oro finale. Il minimosca Juan Torres ed il superwelter Angel Espinosa completano la lunga lista delle medaglie d’oro cubane. Per Torres, qualche difficoltà solo nel match che lo opponeva al bulgaro Tcholakov. Proprio nella categoria di Espinosa, i superwelter, ci sfugge una medaglia che avrebbe potuto essere alla portata del nostro Michele Mastrodonato, forse bloccato dall’emozione nel match di esordio contro lo svedese Ayed, già incontrato in passato e suonato sonoramente dal nostro. Il pugliese non riusciva ad esprimersi alla sua maniera, perdeva per 4 a 1 e lo svedese volava in semifinale vincendo altri due incontri e approfittando di un tabellone non proibitivo. La squadra di casa, gli Stati Uniti, ha portato sul gradino più alto del podio tre atleti, tutti giovanissimi (21 anni) che lasciano intravedere ampi margini di miglioramento ed un’impostazione adatta per la boxe professionistica. Sono il peso piuma Kelcie Banks, il welter Kenneth Gould ed il medio Darrin Allen, tutti studenti e tutti da annotare sul taccuino delle promesse della boxe. Per Allen, sofferta ma unanime vittoria in finale contro il tedesco orientale Maske che aveva patito, invece, al match d’esordio vincendo di misura contro il coreano Shin. Per Banks, duri ostacoli in semifinale e finale sono stati il tedesco est Zuelow ed il cubano Sollet, sconfitti entrambi per 4 a 1. L’altro yankee Gould vince col cuore in match molto tirati sul francese Boudouani e sul cubano Duvergel. L’armata sovietica si deve accontentare di una sola medaglia d’oro con il miglior elemento della squadra, il superleggero Vasily Shishov, che riunisce tra le sue doti la grinta e la tecnica. Il russo incontra qualche opposizione in finale contro il valido canadese Grant ma conquista l’unico oro per il suo paese.
MEDAGLIERE
-
1° Cuba (7 ori, 2 argenti e 2 bronzi)
-
2° USA (3 ori, 2 argenti e 1 bronzo)
-
3° URSS (1 oro e 4 bronzi)
-
4° Corea del Sud (1 oro e 1 bronzo)
-
5° Germania Est (3 argenti e 2 bronzi)
-
6° Venezuela (2 argenti)
-
7° Canada, Olanda e Portorico (1 argento)
-
10° Bulgaria (4 bronzi)
-
11° Jugoslavia, Polonia e Ungheria (2 bronzi)
-
14° Brasile, Italia, Svezia e Turchia (1 bronzo)
{joomplu:1986 left}Con ben sette vincitori cubani, ben pochi dei medagliati pesanti diventarono professionisti. Tra questi il migliore è stato il sud coreano Sung-Kil Moon che dopo il successo mondiale divenne con ottimi risultati campione dei pesi gallo prima e dei super mosca poi. Dei tre americani il solo Darrin Allen può vantare qualche soddisfazione anche lontano dal dilettantismo, ma anche lui non riuscì a laurearsi campione, uscendo sconfitto nell’unico match iridato disputato. Meglio andò al connazionale Michael Bentt (bronzo) che tra alti e bassi, in un periodo di grossa stanca nella categoria dei pesi massimi si impossesò della corona WBO per poi lasciarla alla prima difesa e ritirarsi dalle scene. Tra gli “argenti” il tedesco Henry Maske una volta caduto il veto al professionismo per i pugili dell’est si sarebbe trasformato in una star della boxe tedesca dando il via ad un lungo regno tra i medio massimi nella versione IBF. Un altro che avrebbe tratto giovamento di li a poco dalla caduta del muro fu il russo Orzubek Nazarov, bronzo in quei mondiali, che si trasferì in Giappone dove conquisto il titolo di campione del mondo WBA dei pesi leggeri. Da questa edizione dei mondiali uscirono altri futuri campioni del mondo quali Laurent Boudouani, Markus Bott, Vince Phillips, Magne Havnaa, Jeff Harding, ma soprattutto un canadese, che da professionista sotto la bandiera della Gran Bretagna, segnerà la categoria dei pesi massimi Lennox Lewis. Per quanto riguarda i protagonisti italiani, Andrea Mannai fu tre volte sfidante al titolo italiano dei gallo, Fabrizio Cappai arrivò a giocarsi il mondiale IBF dei piuma, Michele Mastrodonato quello WBO dei super welter, mentre Biagio Chianese da professionista non riuscirà a bissare l’ottimo risultato ottenuto a Reno, divenne campione italiano della categoria ma fu fermato quando cercò di conquistare il titolo europeo.
Principali fonti consultate: amateur-boxing.strefa.pl, Annuario della Boxe Italiana 2009, Boxe Ring, Wikipedia, www.boxrec.com.