Mondiali a Milano: doppietta azzurra, Picardi di rabbia, Valentino alla grande, entrano negli ottavi

Quarta giornata al Palaforum di Assago, zona sud di Milano, dove si svolgono i mondiali AIBA, allestiti dal LOC, sotto la regia di Andrea Locatelli e Paolo Taveggia. Stasera si concludono i 16° di finale, con un bilancio di 266 incontri, la prima tranche dei previsti 543 incontri. Un finalista, quello in basso nel tabellone, in dieci categorie su undici arriverà in finale disputando il sesto incontro in due settimane, troppi a nostro giudizio.

 L’AIBA deve seriamente pensare ad un contingentamento delle presenze. Il numero illimitato rende la manifestazione troppo lunga a scapito della qualità. Nella riunione del mattino, erano impegnati due azzurri. Il mosca Vincenzo Picardi e il leggero Domenico Valentino.   

Promossi entrambi al turno successivo, anche se l’impegno non è stato certo uguale. Vincenzino ha vinto la sfida col guerriero argentino, Fernando Martinez diciottenne d’assalto che ha avuto il merito di non arrendersi mai, addirittura al termine della seconda ripresa, aveva ridotto il distacco a sole tre lunghezze.

 A quel punto, Damiani e Bergamasco lo hanno sollecitato a non perdere la concentrazione, riuscendoci al meglio. Il pugile di Casoria ha messo più rapidità nei colpi e aumentato anche la mobilità sulle gambe. Due atteggiamenti giusti per fuggire verso un sicuro 17-8, che rimetteva le cose a posto. Tecnicamente l’italiano appariva superiore, si muoveva rapido sulle gambe e quando Martinez si lanciava all’attacco il destro saettava preciso a bersaglio. Questo nel primo round, nei successivi tre minuti l’assalto dell’argentino si faceva asfissiante e Picardi perdeva la distanza e doveva subire il ritorno del baldo giovanotto platense. Il distacco si riduceva e nasceva qualche preoccupazione anche tra gli spettatori, accorsi ad incoraggiare il ragioniere-poliziotto, ma pugile a tempo pieno. Timore fugato, con il terzo round da incorniciare.

Al termine tutti soddisfatti, anche se Damiani, che unisce ironia e buon senso, non negava che al prossimo turno ci vorrà il miglior Picardi per venire a capo del cinese Li Chao, classe 1985, vincitore con largo punteggio (20-9) sul colombiano Negrette, combattivo ma decisamente ancora verde. Li non è nulla di straordinario, ma ne sa una più del diavolo. Tocca e scappa, lega e fa manfrina, ha rimediato un richiamo ufficiale, ha accusato un colpo basso dubbio, insomma interpreta una boxe sporca che ci auguriamo l’arbitro saprà tenere a freno.

“Non credevo fosse così forte l’argentino – ammette Picardi – quando colpiva si faceva sentire, specie nella seconda, dove mi ha costretto ad una difesa stretta. Pensavo che la terza sarebbe stata più difficile, per fortuna ho capito che aveva speso molto e non era più in grado di colpire come prima. Allora ho preso io l’iniziativa e il vantaggio è tornato ampio. Non potevo deludere i tecnici, anche perché sono più pesanti di me”.

Conosci il cinese, tuo avversario di martedì?

“Ho dato un occhio al combattimento contro il colombiano e ho visto che è molto furbo, non accetta lo scambio e dovrò essere attento a non cadere nella sua rete. Per fortuna sto bene, non fatico col peso e quindi salirò sul ring determinato a non deludere i tifosi”.

Assai meno impegnativo il debutto dell’altro campano, il leggero Domenico Valentino, Mirco per gli amici, nativo di Marcianise, 24 anni, un curriculum di grande valore, in cui splende l’argento mondiale a Chicago, trofeo che vorrebbe rilucidare con metallo ancora più prezioso. La vittoria non poteva essere messa in dubbio, contava vedere come il motore girava contro un modesto avversario come il mancino irakeno Al Waaily, non più di primo pelo, visti i trent’anni compiuti e i limiti di una tecnica approssimativa. Abbondava nel coraggio, che ha dimostrato, andando sempre avanti, tentando col sinistro d’acchito di arrivare a bersaglio. Valentino ci ha giocato facile, non spendendo più del dovuto. Diciamo il 50% dell’attuale condizione, a significare che nei prossimi impegni avrà margini per migliorare ancora. 

“Questo era l’assaggio facile, facile – spiegava Bergamasco – tanto per scaldarsi, prendere confidenza sul ring. Adesso deve preparare al meglio le prossime sfide. La prima contro il coreano Chul Han, più alto e buon tempista. Non è molto veloce di gambe e questo ci sta bene”.

Da parte sua Valentino, ammetteva di aver sofferto i giorni di riposo forzato: “Pensavo di debuttare subito, poi il sorteggio mi ha evitato di combattere nei 32° così ho dovuto attendere altro tempo. Questo è stato abbastanza pesante. Il primo match è sempre legato all’emozione, perché devi anche esaminare te stesso. L’irakeno non era impegnativo ma teneva coraggio, quindi da non perdere d’occhio. Quando ha cercato di spingere a fondo, l’ho avvisato col destro (kd) che era meglio facesse il bravo. Ora mi sono sbloccato, penso di stare davvero bene. Ho visto alcuni possibili avversari, compreso il coreano che avrò come prossimo avversario. Credo di avere le armi per batterlo. Il difficile verrà più avanti, in semifinale quando ritengo che troverò il cubano Torrente. Mi auguro di ripetere la prova di Milano, quando lo battei. Vi assicuro che fu una grande fatica, per quattro giorni mi portai dietro il dolore alle braccia dei suoi colpi. D’altronde la boxe cubana è sempre stata la mia preferita. Da ragazzino mi esaltavano proprio i loro campioni, quelli degli anni ’90, l’ho sempre ritenuta la più completa scuola del mondo. Aver battuto uno dei loro campioni è stato un grande onore. Spero di poter fare il bis”.

Da segnalare l’altissimo livello dei mosca. Diversi dei pugili sconfitti avrebbero meritato miglior sorte. Tra i battuti il francese Oubaali di fronte al kazako Sattibayev, ventenne molto forte che ha imposto lo scambio corto uscendone vincitore netto 13-8. La Corea del Sud ha perduto anche il mosca, Yoon Kyoung, travolto dal portoricano McWilliams, mentre avanzano verso gli ottavi pure l’ungherese Kaluka e il cubano Hernandez, come il bulgaro Aleksandrov che ha superato il pakistano Waseem 2-0! Niente male come intensità.

Da cardiopalmo la vittoria del thailandese Ruenroeng – recuperato dalla cattiva strada grazie alla boxe, la cui storia abbiamo raccontato presentando la quadra – a spese dell’ottimo dominicano Payano, un pugile che ha ottenuto in carriera ottimi risultati. Per la verità l’americano era in vantaggio fino a 10” della fine, quando il thailandese toccava col sinistro e si portava in parità. Fine del match 5-5 e vantaggio all’orientale. Si è imposto facile anche il mancino russo Selimov, antico campione d’Europa e del mondo a Chicago nei piuma, passato nei 60 kg. Il suo match contro l’ecuadoriano Bone ha stato un monologo a volte perfino stucchevole, vista la disparità dei valori, ma la sorpresa arrivava a pochi secondi dal termine: a Bone scappa un destro improvviso che scuote il russo e giustamente l’arbitro lo conta. Non ci crederete, ma i giudici hanno ignorato il fatto ed è finita 18-0. Alle macchinette c’erano il vietnamita, il canadese, il botswano, l’irlandese e il cinese. Complimenti, alla rovescia.

Fuori il primo russo, decisamente a sorpresa,  si tratta di Maxim Ignatiev un ventitreenne, campione mondiale cadetti nel 2003, europeo jr. nel 2005, che si era imposto sul nostro Vangeli nel dual match in Italia, aveva deluso agli europei di Liverpool nel 2008, ma aveva vinto la selezione interna a Checov a luglio. A batterlo un giovanissimo pugile ceco, Zdenek Chladek, 19 anni compiuti a maggio, che aveva come biglietto da visita il titolo nazionale. Zdenek non ha fatto nulla di straordinario, ma ha interpretato al meglio l’orientamento dei giudici, guardia chiusa e colpi isolati ma potenti, decisi. Premiato alla fine con chiaro 8-2.

Domani sera, inizio alle 20,30, sarà impegnato il nostro medio Luca Podda, contro il pericoloso canadese Steve Rolls, un longilineo di colore, molto possente e veloce. Sarà una battaglia di quelle toste. Pronostico decisamente incerto.

 

 

Link to the original site

Leave a Reply