Mondiali: Russo e Di Savino tra gli applausi. Adesso tocca a Picardi, Valentino e Vangeli
Due vittorie su due incontri per gli azzurri ai mondiali milanesi a Palaforum di Assago. Dopo Di Savino, debutto anche per Clemente Russo, nella riunione serale, davanti ad un buon pubblico. Lo spettacolo d’altronde valeva la pena di esserci. Il campione del mondo e argento olimpico è sempre un’attrazione fatale. C’è chi non lo gradisce, perché ritiene la sua boxe irritante per la troppa sicurezza, ma per la maggioranza sono grandi estimatori del ragazzo di Marcianise. Li sta al gioco, e si esibisce al meglio. Il ritorno sul ring per l’evento iridato, non era proibitivo, ma neppure da sottovalutare. L’ecuadoreno Julio Castillo, giovane ventunenne di belle speranze, ha tentato ogni strada per capire quale tattica andava bene per entrare in una guardia che non esisteva. Come gli appassionati sanno, Clemente combatte a braccia basse e si affida al movimento del tronco e ai riflessi eccezionali. Mica una cosa semplice, ma quando riesce è delizia per gli occhi. Il percorso del match è stato un crescendo continuo: 3-0 al primo round, con l’azzurro in fase di rodaggio, per capire come entrare e non farsi toccare. La seconda su invito di Damiani, che gli ha semplicemente detto di doppiare il sinistro: “Se il primo va a vuoto, ha la possibilità di farcela alla seconda. Clemente che sotto l’aria scanzonata, tiene la mentalità del professionista, ha eseguito portando il vantaggio a 10-0. Castillo non è che si fosse addormentato, tutt’altro, si muoveva e cercava in tutti i modi di trovare quella figura che gli stava davanti ma quando era il momento di farsi raggiungere era altrove. Il pubblico si divertiva e anche all’angolo azzurro c’era la serenità del più forte. Il terzo round si concludeva con un 16-1 che era anche la gioia dell’americano, che riusciva a mettere a segno il pugno della bandiera all’ultimo secondo. “Sono contento per lui – ha commentato Russo, che non aveva il più piccolo segno in faccia – il punto della bandiera non si nega a nessuno. Importante che i 16 fossero dalla mia parte. L’avversario era onesto, forse più bravo di quanto è sembrato. Io stavo bene, anche aspettare tutto il giorno è devastante. Ho fatto tre colazioni per far passare il tempo. Confesso di aver sentito l’emozione come a Chicago e Pechino. Adesso ho rotto il ghiaccio e sotto a chi tocca”.
Girone di ferro.
“Quando mai ho tabelloni facili. A Pechino li ho affrontati tutti, prima di arrivare al russo. Dovrei averne un altro a breve e non è neppure facile il prossimo, il kazako Levin di cui parlano tutti bene. Che devo dire, farò il possibile per andare avanti. Non mi nascondo dietro niente. L’intenzione ripetere l’oro. Sono qui per questo. Anche perché se vinco, col tabellone che mi ritrovo è come aver fatto mondiali e olimpiadi nelle stesso tempo”-Damiani ascolta e sorride: Clemente mi è piaciuto. Veloce e porta più colpi, tiene bene il ritmo e non cala nel finale. Diciamo che ha scaldato il motore ed è pronto per i prossimi gran premi. Sappiamo tutti che ha avversari da prendere con le molle, dal kazako al russo e pure l’ucraino, tutti nel suo girone. Che dire? Non sarà facile, ma anche gli avversari non è che siano felici di incrociare l’italiano. Guardiamo il bicchiere mezzo pieno”.
Tra i massimi hanno combattuto e vinto proprio i rivali più accreditati. Il russo Mekhontsev ha distanziato il tedesco Koeber, decisamente sottotono, il kazako Levin ha costretto alla resa il canadese Louis, coraggioso ma all’abc della tecnica. Nella serata buona per la Spagna, dove ha vinto anche il minimosca Linares, un cubano nazionalizzato iberico, il collega Oliva tra i semicolossi si è imposto a sorpresa sul cinese Bin Li che dopo essere stato bersagliato dai lunghi colpi di una avversario partito fortissimo, nell’ultimo round, avvisato che stava uscendo di scena, ha messo il turbo, recuperando due punti, non sufficienti per farcela. Battuto 8-4. Tra il montenegrino Radonjic e il lituano Subacius, finale a sorpresa, col primo che aveva tenuto la testa per quasi tre riprese, per farsi uccellare negli ultimi 10” e finire battuto 8-9.
I campionati mondiali Aiba, sono arrivati al terzo giorno e già si contano alcune vittime illustri. Nessun pericolo per Russia e Cuba che avanzano col vento in poppa, in attesa di entrare in rotta di collisione. Hanno già salutato la compagnia gli ucraini Artem Dalakyan nei mosca e Georgiy Chygayev nei gallo, campione in carica nei 51 kg. eliminato dal russo Abzalimov, uno dei nomi relativamente nuovi dello squadrone allenato da Khromov.
Perdite gravi anche sul fronte indiano, già fuori il mosca e il superleggero, solo il leggero Bhagwan ha superato il turno ai danni del venezolano Rodriguez. Anche la Germania ha segnato finora tutte vittorie come la Cina che ha messo sul ring il mosca Li Jazhao, il gallo Gu You, il supermassimo Zhang, il medio Jianting, il leggero Hu Qiankun e il piuma Li Yang che sarà il prossimo avversario di Alessio Di Savino domenica pomeriggio. I due hanno valicato il primo ostacolo. Yang battendo il mongolo Bariadij, bene impostato, ma incapace di dare consistenza ai numerosi colpi che arrivavano sulla guardia ben chiusa del cinese. A sua volta molto tempista nel colpire come una mangusta, un pugno e subito in difesa. Tattica che convince sempre più i giudici, orientati a dare punti ai pugni che arrivano con una certa potenza, mentre in passato era l’opposto. Adesso si privilegiava l’aspetto tecnico, sulla forza.
Di Savino ha disputato un buon match contro il modesto giordano Jehad Alzubi, non un novellino visto ha compiuto i 28 anni, ma tecnicamente decisamente alle prime armi. L’azzurro non si è spremuto più di tanto e ha fatto bene, visto che il successo non gli poteva scappare. Sempre in falsa guardia, mobile sulle gambe, il romano ha giocato sui rientri e sul montante che sta sempre più perfezionando. Tre round in ascesa: 3-0, 11-1 e 16-3.
“Non ho sofferto più di tanto l’emozione del debutto. Ero concentrato sull’incontro e dopo i primi scambi ho capito che il compito non era proibitivo. Mi sono limitato a conquistare punti senza rischiare inutilmente. Sto bene, adesso penso al prossimo incontro”.
Il cinese Yang Li è una vecchia conoscenza, Di Savino lo ha affrontato due volte lo scorso febbraio a Milano e Bergamo, uscendone sconfitto. Rivale difficilissimo.
“Non c’è dubbio che il favorito è lui, ma le lezione mi è servita e ho riflettuto parecchio su quelle due sconfitte. La prima non mi aveva convinto, il pari ci stava tutto, a Bergamo dopo una prima ripresa equilibrata, mi ero deconcentrato e la sconfitta ci stava tutta. Qui a Milano è tutto diverso”.
Alessio Di Savino, caporal maggiore di 25 anni, esperienza a Pechino, qualora dovesse passare l’ostacolo cinese, non avrà comunque vita facile. Potrebbe trovare l’armeno Azat Hovhanniysan che, guarda il caso, alle qualificazioni di Atene, per i Giochi, battè l’azzurro in finale (22-21) dopo un match entusiasmante. Nel frattempo, uno dei papabili ai quartieri alti, il francese di colore Hicham Ziouti, vincitore del cubano Torriente a maggio, è uscito subito contro il lituano Vaitkus. Risultato a sorpresa.
Hanno combattuto anche i minimosca che il sorteggio relegava nei 32°. Si è esibito il russo Ayrapetyan, abituato ai titoli europei, ma a secco nei mondiali. A Chicago ebbe la sfortuna di trovare il cinese Zou e fu subito disco rosso. Stavolta spera di rompere il tabù e potrebbe essere la volta buona. Anche se per farcela dovrà superare ostacoli difficili, come il cubano Matellon, probabile in semifinale o l’irlandese Barnes bronzo a Pechino.
Nei piuma si è visto il cubano Toledo, mancino di buon livello, avere vita facile col brasiliano Conceicao (21-7), ma ci pare piuttosto scoperto e contro Lomachenko è un rischio da non correre.
Domani saranno tre gli azzurri sul ring. Il mosca Picardi che se la vedrà contro l’argentino Fermando Martinez, sul quale i tecnici puntano a occhi chiusi. Su questo giovanissimo, classe 1992, quindi 17 anni, ha ardore e anche un pizzico di potenza. Ma anche l’inesperienza dell’età. Certo affronterà a viso aperto il poliziotto di Casoria, che di pratica ad alto livello ha fatto buona scorta. “Ci sarà da divertirsi – ha detto Damiani – visto che gli amici argentini, scommettono sul loro ragazzo. Chiaro che si tratta di un match da prendere con le molle, anche se Vincenzo non può fermarsi ai sedicesimi. Il difficile inizierà nei quarti dove stazionano il mongolo Nyambayar, che proviene dai 48 kg. e quindi il russo Aloyan o il dominicano Payano quando si arriva in semifinale.
Secondo azzurro, il superleggero Dario Vangeli, mancino leccese di Copertino, 21 anni e la voglia di dare una svolta alle attese. Non è stato entusiasmante all’esordio, contro il modesto Hield delle Bahamas, adesso trova il miglior uomo del Ghana, si tratta di Fredrick Dawson, non ancora ventenne e già opzionato per il professionismo, forse in Italia. L’africano ha buon fraseggio tecnico, oltre a velocità di esecuzione. Per Vangeli è la prova del nove. Ma deve cancellare quelle remore mentali che lo condizionano, diminuendone il rendimento. Un vero peccato perché Vangeli potenzialmente è un talento.
Ci sono anche i leggeri e stavolta tocca a Domenico Valentino, uno dei quattro medagliati di Chicago. Nel 2007 colse l’argento e non fu felice. La mano destra gli combinò un bel guaio e nella finale contro l’inglese Gavin, il solo sinistro non bastò per cogliere l’oro. Due anni dopo torna alla carica, con tanta determinazione e una grande condizione. “Questo incontro serve per scaldarmi, in quanto pur rispettando tutti gli avversari, penso di non avere grandi problemi con l’iracheno Al Waaily, di cui non ho trovato tracce nei tornei asiatici. Il bello arriverà in semifinale dove penso di trovare il cubano Torriente che ho affrontato in Italia e anche battuto. Spero di ripetermi e poi andare avanti del tutto”.
Al-Waaily Suraka Sabeeh Mahdi, questo il nome completo è un trentenne che ha visto in prima persona gli orrori della guerra, e ha potuto tornare in palestra grazie all’aiuto della comunità mondiale che ha finanziato lo sport in Iraq. Da due anni ha ripreso lo sport che praticava tempo addietro, quando era militare col precedente governo. Non ha risultati alle spalle, per lui partecipare ai mondiali è un sogno, il resto lo lascia alla speranza. Di Valentino sa solo che è italiano. “Good Italy, brava Juve e Del Piero”. Il tempo per Al si è fermato lì. Valentino è un confine troppo difficile da varcare, ma per lui sarà bello lo stesso.
Non abbiamo orari certi, poiché nella giornata di ieri, quella degli orari è stata oggetto di lunga discussione, proprio per l’imperizia dei compilatori, che non hanno assolutamente capito le esigenze organizzative. In attesa che venga trovato l’accordo, possiamo assicurare che non ci saranno italiani nella riunione serale.
Aggiungiamo un paio di notiziole, per dare un tocco di colore, ma anche per far capire come certi settori dell’AIBA, debbono rinnovarsi dalla base. L’argomento non è nuovo, ma resta di attualità. Parliamo dei tabelloni che rappresentano per gli organizzatori la strada del successo della manifestazione. I mondiali AIBA, allestiti dal Miloc di Andrea Locatelli e Paolo Taveggia, puntano come qualsiasi promoter sui nomi dei nostri azzurri, beniamini di casa, in particolare su Roberto Cammarelle e Clemente Russo e in sottordine su Valentino e Picardi, da Podda a Di Savino e tutti gli altri. Pensare che cubani e russi, pur bravissimi, come i migliori azeri o armeni, i cinesi e i thailandesi, possano stuzzicare l’interesse degli appassionati è una utopia sulla quale nessuno punta.
Dopo il primo errore, quello di non aver valutato che il lungo riposo dei supermassimi, sei giorni, tra i sedicesimi e gli ottavi, mancando tra l’altro il supporto di un campione come Cammarelle che nell’esordio ha richiamato oltre un migliaio di spettatori, ha fatto venir meno molti spettatori, la commissione tecnica dell’Aiba stava per scodellare l’ennesimo pastrocchio. Infatti, il rientro del campione mondiale e olimpico dei supermassimi, era stato previsto nei due turni di ottavi e quarti, il 7 e 9 settembre, lunedì e mercoledì, incredibile ma vero, al mattino, con inizio alle 11,30 quando il Palaforum è deserto. Per fortuna chi di dovere ha fatto notare l’assurdo, costringendo la Commissione a cambiare gli orari in corso di manifestazione, portando i probabili incontri di Cammarelle al pomeriggio, con inizio delle riunioni dalle 15.30. Inoltre nelle semifinali i supermassimi combattono nel pomeriggio, mentre i massimi avranno spazio la sera, come i pesi mosca. Se la buona stella ci accompagnerà sarà alternanza piacevole. Orario che dovrebbe consentire un maggior apporto di pubblico e quindi anche un più che giustificato introito all’organizzazione. In attesa di poter accogliere il grande pubblico nelle giornate che assegnano le medaglie, l’11 e 12 settembre, per le semifinali e finali, con la speranza che ci sia molto azzurro.
Abbiamo chiesto a Cammarelle, come si tiene in allenamento: “Non ho molte alternative, anche se il mondiale in pratica inizia il giorno 6. Il match vinto contro Hunter è stato un capitolo staccato dal contesto, visto che dovrò ricominciare da capo. Per non perdere l’occhio scambio qualche colpo con Tomasovic che ben conosco per averlo affrontato un paio di volte e con l’irlandese McMonagle che ha sempre voglia di fare a botte. In questi giorni mi limito a fare lo spettatore e debbo dire che i ragazzi stanno andando bene, anche se siamo ai primi turni e la strada è molto lunga”.
* Fuori programma nella sala di ristorazione riservata agli arbitri. Il gruppo di fede musulmana non ha gradito il tavolo apparecchiato. Ha trasferito la tovaglia per terra, dove ha posto piatti e posate, acqua e tovagliolo. Dopo aver scelto i cibi appropriati si è seduto sul pavimento, iniziando il pasto. Questione di abitudine. Anche chi passava da quelle parti, non poteva esimersi dal commentare quello che per noi resta una stranezza.