Fragomeni si gioca tutto con Wlodarczyk domani a Roma – Diretta Rai 2 dalle 23,15
Passare professionista a 31 anni, dopo una carriera di vertice nei dilettanti, culminata con l’europeo nel 1998 a Minsk (Bielorussia), il bronzo mondiale dell’anno prima a Budapest e l’argento nella World Cup a Pechino, non è la situazione ideale per farsi strada ad alto livello.
Giacobbe Fragomeni, milanese di nascita, genitori calabresi, “trapiantati” nella capitale lombarda portandosi dietro abitudini che poco si confacevano con la mentalità del Nord, dopo un’infanzia a dir poco travagliata, trova nel pugilato la terapia per uscire da quel tunnel che l’aveva inghiottito.
Nel 1990 a 21 anni sale sul ring per la prima volta, allievo di Ottavio Tazzi alla “Doria”, il padre putativo del pugile. Quando toglie la maglietta, oltre ai cimeli ricordati sopra, ha un record di 141 incontri e la stima di Patrizio Oliva, che l’ha fatto crescere in Nazionale, a dispetto di altri tecnici che non avrebbero puntato un centesimo sul quel brevilineo, arrivato in azzurro quando altri lasciavano.
Nella carriera di questo campione della tenacia, la costante è quella di conquistare i Gran Premi fuori età. Lo ha fatto in maglietta, si è ripetuto nei professionisti. A 38 anni ha messo in bacheca il mondiale massimi leggeri WBC, battendo il ceco Rudolf Kraj dopo 8 round di rara intensità. L’impresa realizzata al Palalido di Milano, il 24 ottobre scorso, ha consacrato un’impresa eroica e stoica.
Domani sera Giacobbe Fragomeni dovrà andare oltre la legge del tempo, realizzando un capolavoro degno di un guerriero come lui. Il polacco Krzysztof Wlodarczyk (41+2-) che scende a Roma, per distruggere il sogno dell’italiano ha dalla sua l’età (27 anni), un curriculum decisamente più corposo, il mondiale IBF detenuto tra il 2006 e il 2007, sia pure per soli sei mesi e la sicurezza di chi ritiene di possedere le armi per tornare nella terra con la scettro del campione.
In patria lo chiamano il Diablo, per quella maniera di combattere che poco concede agli avversari, un furore agonistico che lo ha premiato ben 41 volte e due soli inciampi. Il primo nel lontano 2003, con un verdetto tecnico al quinto round, nell’unica trasferta in Germania, complice una ferita subita da Pavel Melkomian, a quel tempo imbattuto (14+), che al momento dello stop, si trovava in vantaggio sui cartellini dei giudici. Incidente di percorso veniale in un decennio di attività, avendo debuttato nei prize-fighter a 18 anni nel giugno del 2000.
L’altra sconfitta ancora non l’ha digerita e continua ad affermare che fu un vero furto. Non siamo d’accordo. Contro l’americano Steve Cunningham, visti i match in televisione, non aveva vinto in nessuna delle occasioni. La prima volta la giuria fu molto generosa e gli assegnò il successo per 2-1. A confermare che il verdetto lasciava adito a dubbi, la decisione della IBF che impose l’immediata ripetizione del confronto. Disputato sempre in Polonia, con la vittoria netta sul ring, meno nei cartellini, visto che due giudici videro la superiorità di Steve, mentre l’inglese Robert Gibson assegnò un salomonico 114-114 fuori dalla realtà.
Questo senza nulla togliere al polacco che ha qualità indubbie. Lo dovette ammettere anche il nostro Vincenzo Rossitto, costretto alla resa sul quadrato di Quartucciu in Sardegna nel dicembre del 2001.
L’incontro assegnava il vacante Intercontinentale IBF e il pugile siciliano se la stava cavando niente male. Questo, fino all’ottavo round. Nel nono, sotto l’azione possente e precisa di Wlodarczyk le difese dell’italiano si sfaldarono e nella decima, il giusto stop dell’arbitro con Rossitto incapace di replicare. Un antico ricordo, che conferma quanto il pugile di Varsavia dove è nato, possedeva già qualità notevoli.
Alla presentazione lo sfidante è parso sicuro e anche minaccioso, sia pure a parole. “Non finirà l’incontro Fragomeni, ho le armi per batterlo prima del limite”. Una minaccia pesante che l’italiano farà il possibile per smentire e possibilmente capovolgere.
Per lui parlano Salvatore Cherchi e Patrizio Oliva. Afferma l’organizzatore: “Anche Kraj rilasciò dichiarazioni simili, il ring però espresse una situazione diversa. Giacobbe dovrà superare la prima parte senza danni, cercando di chiudersi bene, perché lo sfidante, più alto cercherà di scardinare la guardia facendo leva sulla velocità di braccia. Ma spenderà anche molto e nella seconda parte, il match dovrebbe cambiare e da Giacobbe mi aspetto davvero una prova eccezionale”.
Il tecnico è prudente ma fiducioso: “Ho visto i filmati di Wlodarczyk e pur essendo un bel campione ha qualche punto debole. La preparazione non è stata ideale, con qualche intoppo imprevisto, ma ci presenteremo in ottima forma. Fragomeni è un vero professionista, non lascia nulla al caso, cura i particolari e ha una resistenza e capacità offensiva eccezionali. La sua carta di identità ha due facce, quella che vedremo sul ring e di molte stagioni più giovane. Non è un confronto facile, ma sono certo che alla fine avremo ragione noi”.
Due correnti di pensiero in perfetta rotta di collisione. Fragomeni tatticamente è un libro aperto, leggibile ma anche pericoloso da digerire. L’italiano sa benissimo che questo è il match della vita, quello che porta in premio il salto di qualità finanziario. Se supera l’ostacolo polacco avrà l’opportunità di andare a combattere negli USA per una difesa pagata molto bene.
Giacobbe sa benissimo che deve giocare queste carte con grande intelligenza e resistenza. Sa benissimo che dovrà soffrire e non poco. Tutto previsto, come la ferrea volontà di non lasciare il bottino all’arrogante polacco.
La OPI2000 si presenta a Roma con una vera maratona pugilistica. Sette incontri oltre al mondiale. Quattro beniamini di Roma, tre conclamati, uno da lanciare. Il mancino superleggero Vittorio Oi (10+1-1=) reduce dal clamoroso successo in Francia su Frederic Tripp che gli è valso il titolo Mediterraneo superleggeri. Contro lo spagnolo Sento Martinez (4+ 10- 3=) dovrebbe essere la giusta passerella con annessi applausi al giovanotto di Albano Laziale.
Il massimo leggero Andrea Marchetti ha debuttato a Roma lo scorso novembre, la seconda fatica a Milano un mese dopo. Due vittorie convincenti, la terza dovrà arrivare davanti al suo pubblico contro il magiaro Mihaly Kratki (5+23-2=), che in Italia ha affrontato parecchi nostri rappresentanti, sempre in passivo il bilancio.
I due Emanuele: Della Rosa detto “ruspa” e Blandamura l’apache, non hanno bisogno di presentazioni. Sono beniamini doc dei romani. Il superwelter ormai prossimo ad un test importante, se la vedrà col francese Sebastien Spengler (14+8-2=) che non intende fare da vittima designata, a vantaggio dello spettacolo. Blandamura (8+) passato nei medi, assaggia Ferenc Olah (9+11-2=) di 26 anni, non proprio un cacciavite, anche se i precedenti italiani lo hanno sempre bocciato.
Atteso il cruiser di Urbino, Mirko Larghetti (1+) campione italiano uscente dilettanti, non un novellino per l’età (26 anni), ma ragazzo di grande generosità che piace al pubblico. Cherchi ritiene di poterlo lanciare con successo. L’esame romano è soft. L’ungherese Sandor Balogh (1+10-1=) non presenta difficoltà reali. Sempre che tutto fili liscio.
I romani non conoscono Adrian Hernandez (14+1-1=) minimosca messicano che a ottobre mandò in visibilio i milanesi. Attaccante senza soluzione di continuità, spettacolare e infaticabile, battendosi col connazionale Abel Ochoa (13+12-) assicura il bis della volta scorsa, per la gioia degli spettatori.
In apertura il massimo leggero Artur Szpilka (3+) premiato per aver fatto da sparring a “Wlod” con la presenza a Roma. Una formalità battere Zoltan Kallai (10+13-7=)? Vedremo sul ring. Per la cronaca, il magiaro ha pareggiato gli ultimi tre incontri.
Si inizia alle 20,30. Rai Due si collega dalle 23,15 per il mondiale.