Storia dei Campionati Mondiali Dilettanti: 1974 L’Avana (Cuba)

{joomplu:1556 left}Nella marcia di avvicinamento ai Mondiali Dilettanti di Milano del prossimo settembre, desideriamo ricordare le 14 edizioni passate con articoli a cadenza settimanale. Si parte con la 1^ edizione svoltasi a Cuba. Seguiteci!

Il Campionato Mondiale Dilettanti è una competizione piuttosto giovane essendo nata solo nel 1974. Nasce in un anno pari non olimpico ed avrà svolgimento quadriennale. La sede della prima edizione doveva essere Osaka, poi il Giappone rinunciò e la scelta ricadde su New York che venne successivamente a cadere anch’essa. Con una decisione approvata all’unanimità, venne designata come sede L’Avana favorendo il proposito di Cuba di aprirsi al turismo internazionale. La designazione di Cuba è logica anche dal punto di vista sportivo poiché il dream team della Isla Granda è risultato il più vincente nei Giochi Olimpici del ’72 svoltisi a Monaco di Baviera ed è sempre stata formazione di spicco nel panorama dilettantistico internazionale.

{joomplu:1550 left}La nazionale italiana ha poche pretese non attraversando un periodo particolarmente felice e dovendosi confrontare con atleti dilettanti di altri paesi che hanno esperienza da ultraprofessionisti. Al centro federale di Fiuggi, agli ordini di Natalino Rea e Armando Poggi, si allena una dozzina di candidati: Calì, Franco, Menciassi, Onori, Melluzzo, Ciaramella, Provenzano, Russi, Mauro, Ros, Carbone e Salvemini con la consapevolezza che almeno la metà di loro sarà lasciata a casa. Al termine delle selezioni, la pattuglia sarà formata da soli 4 moschettieri che saranno: Arturo Menciassi (peso mosca, 20 anni, palermitano trapiantato in Toscana), Bernardo Onori (peso gallo, 25enne carabiniere di Anzio), Salvatore Melluzzo (peso piuma siracusano, 22 anni, campione mondiale militare) e Giuseppe Russi (21enne peso leggero foggiano).

I campionati si svolgono dal 17 al 30 agosto, alla rassegna partecipano 263 atleti in rappresentanza di 45 stati. La kermesse dura due settimane che prevedono lo svolgimento di ben 235 incontri. Dai turni preliminari vengono evidenziate due anomalie, peraltro, già note. Una è la presenza di arbitri e giudici incapaci o compiacenti verso la squadra di casa (che non avrebbe certo bisogno di favori arbitrali) e delle altre potenze pugilistiche. L’altra è la disparità di esperienza tra i cosiddetti “professionisti in maglietta” (pugili con centinaia di match all’attivo) ed i veri dilettanti delle squadre minori. Due problemi non risolti completamente ancora oggi.

{joomplu:1558 left}L’organizzazione appare perfetta ed il livello tecnico è molto buono. Un pugile che non ha problemi con le giurie è il 17enne peso gallo portoricano Wilfredo Gomez, un ragazzo nato e cresciuto nei sobborghi poveri di San Juan, capace di vincere prima del limite i suoi quattro match non facendo arrivare i suoi avversari nemmeno all’ultimo round. In semifinale ed in finale regola rispettivamente il francese Cosentino, campione europeo e punta di diamante della nazionale transalpina, ed il cubano Romero meritandosi il premio come miglior pugile dei campionati. Dopo i mondiali, Gomez passa professionista e la sua stella continuerà a brillare fulgidamente. “Bazooka” Gomez ha conquistato 3 titoli mondiali nelle categorie dei pesi supergallo, piuma e superpiuma negli anni tra il ‘77 e l’86 concludendo la sua carriera con una delle più alte percentuali di vittorie per ko di tutti i tempi ed il record di difese mondiali consecutive nella sua categoria di peso (17), primato che detiene tuttora.

{joomplu:1555 left}Un’altra stella dei campionati è il 22enne campione cubano Teofilo Stevenson, atleta dal fisico scultoreo che ha fatto la storia della boxe dilettantistica. Il cubano, dopo aver esordito sul ring a soli 14 anni, ha già vinto l’Olimpiade del ’72 e si ripete al Mondiale dell’Avana. Vince un incontro per ko, uno per forfeit e due ai punti. Non lo impensierisce nemmeno lo statunitense Stinson in finale. E’ troppo forte per tutti. Negli anni a venire sarà lui la superstar mondiale, vincerà ancora altre due edizioni dei Giochi Olimpici, nel ’76 e nell’80, e due Campionati Mondiali, nel ’78 e nell’86, saltando solo l’edizione di Monaco ’82 allorquando il nostro Francesco Damiani si prese il lusso di fargli uno storico e clamoroso sgambetto sconfiggendolo. Nel suo palmares non figura la partecipazione ai Giochi Olimpici di Los Angeles ’84 a causa del boicottaggio attuato da Unione Sovietica, Cuba e dai paesi dell’est europeo. Stevenson resterà per sempre fedele alla politica del suo paese rifiutando ricchi ingaggi per passare professionista.

La squadra che ottiene il primo posto nel medagliere è proprio la squadra caraibica padrona di casa. Dai 48 kg agli oltre 81, Cuba conquista 5 medaglie d’oro, una d’argento e 2 di bronzo fallendo il podio solo in tre categorie di peso. Gli altri vincitori cubani sono Jorge Hernandez (48 kg), Douglas Rodriguez (51 kg), Rolando Garbey (71 kg) oltre ad Emilio Correa sr (67 kg), padre ed omonimo di Emilio Correa jr che è ai giorni nostri uno dei pilastri della nazionale di Pedro Roque. Non sempre le vittorie dei pugili di casa risulteranno limpide ed esenti da favori della classe giudicante ma la nazionale cubana conferma di essere in vetta al ranking internazionale.

L’altra potenza pugilistica, l’Unione Sovietica, ottiene lo stesso numero di medaglie di Cuba (8) ma i metalli sono mediamente meno pregiati: due ori, due argenti e quattro bronzi. Le due vittorie arrivano da pugili che non sembrano avere il marchio del fuoriclasse: il peso leggero Vasiliy Solomin ed il peso medio Rufat Riskiyev, uomo dal destro micidiale

joomplu:1545 left}Gli Stati Uniti conquistano una vittoria con il 18enne peso piuma Howard Davis, pugile dalla tecnica sopraffina che vince cinque incontri regolando di misura in finale il sovietico Kuznetsov. La nazionale a stelle e strisce non appare molto competitiva e va a collocarsi al terzo posto nel medagliere nettamente staccata dai colossi cubani e sovietici. Tornando a Davis, l’assenza di potenza nei colpi gli ha impedito di diventare campione del mondo tra i professionisti nonostante i tre tentativi effettuati ed andati a vuoto.

Un oro (oltre a due bronzi) lo porta a casa anche la Jugoslavia con il mediomassimo Mate Parlov, beneficiato di qualche evidente favore arbitrale. Parlov riceverà un’entusiastica accoglienza al suo ritorno in patria con 5.000 persone ad attenderlo all’aeroporto di Belgrado ed un assegno di 20.000 dinari, cifra non disprezzabile per un dilettante di quei tempi. Parlov diventerà campione mondiale anche da professionista.

Unica medaglia d’oro per l’Africa la conquista l’Uganda con l’outsider Ayub Kalule nella categoria dei pesi welter non caratterizzata dalla presenza di campionissimi. Come Parlov, anche Kalule diventerà campione iridato tra i professionisti.

{joomplu:1534 left}Tornando allo sparuto gruppetto tricolore, completato dal prof. Antonio Francone e dall’apprezzato arbitro Giacinto Aniello, analizziamo le prestazioni dei nostri portacolori. Avevamo anticipato che si partiva per Cuba non per una vacanza ma nemmeno con propositi troppo ambiziosi eppure, a momenti sfioriamo il colpaccio col peso mosca Arturo Menciassi che vinceva i primi due incontri, il primo per squalifica contro lo scorretto francese Khaloufi ed il secondo ai punti contro l’aggressivo magiaro Orban, allievo del mitico Laszlo Papp, vincitore di tre titoli olimpici (primato che verrà poi eguagliato dai cubani Stevenson e Savon). Nei quarti di finale gli toccava il potente venezuelano Perez ma l’ambiente azzurro era talmente galvanizzato dalle precedenti prestazioni del palermitano dalla tecnica cristallina che nutriva perfino speranze di vincere ed arrivare in semifinale. Le giurie dovevano farsi perdonare qualche clamoroso errore ai danni di pugili sudamericani ed il nostro Menciassi ne faceva le spese. Delusione nel clan azzurro per la vittoria ai punti di Perez che raggiungerà poi la finale.

{joomplu:1551 left}Bella figura anche del peso gallo Bernardo Onori che sosteneva un match applauditissimo contro il marocchino Radi vincendo ai punti. Nell’incontro successivo, il sovietico Torosyan ha travolto il nostro pugile con un’irruenza al limite del regolamento. Nonostante una ferita al capo riportata dal nostro atleta ed un’incapacità di contenere la furia dell’avversario, nel 3° round è lui ad essere squalificato lasciando via libera al sovietico che, dopo un altro match vittorioso, raggiunge il podio.

Vince ai punti il primo incontro anche il piuma Salvatore Melluzzo meritandosi il verdetto contro il guyanese Braithwaite. Nel secondo match, il siracusano si trova di fronte il longilineo tedesco occidentale Weller ma deve fare i conti con una ferita riportata nel match precedente e con un allungo superiore alla media dei suoi avversari. Tuttavia non demerita ed il giudice russo assegna il pareggio ma la vittoria di misura arride al tedesco. Il pubblico fischia a lungo dopo l’annuncio del verdetto.

Recriminazioni anche nella categoria dei pesi leggeri dove Giuseppe Russi veniva dichiarato sconfitto da tre giudici su cinque nei confronti del tedesco ovest Hess. Russi ha fatto piegare due volte le ginocchia al tedesco nel 1° round in seguito a precisi ganci sinistri ma veniva richiamato per aver portato i colpi con l’interno del guantone. Nell’ultimo round, l’azzurro surclassava l’avversario ponendolo quasi fuori combattimento per cui piombava lo stupore generale quando lo speaker annunciava che solo due giudici avevano visto prevalere il pugile pugliese.

Tutto sommato, quindi, un’edizione buona, non ricchissima di talenti e caratterizzata dalla frequente disparità di forze sul ring (come testimoniano i 77 incontri terminati prima del limite) ma che ha meritato ampiamente la sufficienza così come la nazionale italiana guidata da Rea e Poggi.

Principali fonti consultate: amateur-boxing.strefa.pl, Annuario della Boxe Italiana 2009, Boxe Ring, Wikipedia. Clicca QUI per accedere alla raccolta fotografica dell’evento.

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